NASCOSTO IN PIENA VISTA

MARTINA ZANIN

“Con stivali di gomma per la pioggia; un elmetto per gli infortuni; una tuta per movimenti comodi. Al primo passo il mio piede si è coperto di fango – appiccicoso e scivoloso; i rovi mi hanno strappato la tuta. Quando arrivai nel punto più buio accesi la luce e lì, di fronte a me, leggermente illuminato, l’ignoto. Eccomi qui, all’interno del suo paradosso. Il territorio della Lessinia ha qualcosa da nascondere. Camminando sulle sue terre, ci si trova in mezzo a due opposti – il lato positivo e quello negativo. Come una moneta, devi scegliere testa o croce. È questione di attrazione. 

La sua parte più oscura potrebbe essere sia l’abisso che il ventre materno; il suo opposto contiene paesaggi meravigliosi e segreti tenebrosi. Questi elementi potrebbero essere considerati antitetici ma hanno qualcosa in comune – esistono simultaneamente. Spengo la luce del mio elmetto e riesco così a vedere una luce nella distanza; più cammino e più sono incapace di capire ciò che si trova di fronte a me. Poi, il vuoto.”

Giocando con associazioni di idee, diverse prospettive e opposti, Hidden in Plain Sight vuole disorientare gli spettatori e scaturire sentimenti contrastanti riguardo a ciò che stanno osservando. Hidden in Plain Sight prende come punto di partenza l’esperienza e la sensazione di camminare dentro e fuori una grotta – caratteristica comune del territorio carsico della Lessinia.

BIOGRAFIA

MARTINA ZANIN (nata nel 1994) è un’artista visiva nata a San Daniele del Friuli. Si è laureata allo IED Madrid con un Master in Fotografia Contemporanea. La sua precedente formazione ha incluso ISFCI (Istituto di fotografia e comunicazione integrata). Nel 2017 ha vinto la borsa di studio per partecipare a un seminario con Phillip Toledano a New York organizzato da PWNY, successivamente nel 2018 ha frequentato un laboratorio di pratica curatoriale al MAXXI National Museum for Contemporary Arts.Nel 2018 è stata selezionata per la borsa di studio Lucie Foundation Fine Art e per il Fiebre Dummy Award con il lavoro “Li ho fatti scappare”. Quest’ultimo è stato esposto da Jest  a Torino. Ha partecipato a diverse mostre collettive e le sue opere sono state pubblicate su varie riviste, sia online che stampate. Nel suo lavoro usa la fotografia come mezzo per affrontare argomenti come ricordi, relazioni e connessioni e come questi influiscono la nostra vita quotidiana; gli eventi che hanno segnato il nostro passato e hanno un impatto sul nostro presente. La mente predice il futuro usando costantemente i ricordi del passato.