MURI D’ACQUA, VELE DI PIETRA

CLAIRE LAUDE

In un luogo desolato dell’Iran si erge una torre di pietra, abbastanza bassa, senza porte né finestre. Nella sua unica stanza (questa ha pavimenti
di terracotta e una forma circolare) c’è un tavolo di legno ed una panca.
In questa cella circolare, un uomo che mi assomiglia, usando caratteri a me
sconosciuti, scrive una lunga poesia riguardo un uomo che si trova in un’altra
cella circolare, il quale sta scrivendo una poesia riguardo un altro uomo in
una cella circolare. .. Il processo è senza fine e nessuno saprà mai che cosa
è stato scritto dai prigionieri.

Jorge Luis Borges / Un sogno.

 

Si può dire che in Italia ci sia un patrimonio della “scomparsa”. Ci sono infatti numerosi edifici, chiese e anche intere città che sono state gradualmente abbandonate a causa della mancanza di fondi pubblici necessari per il loro mantenimento, nonostante questi siano stati usati e sfruttati per
generare turismo. Questi edifici abbandonati appartengono al territorio, al paesaggio e all’immaginario collettivo italiano.
Durante la mia residenza in Lessinia, ho notato come, nonostante gli edifici tradizionali siano onnipresenti, questi vengano considerati come semplici elementi costitutivi del paesaggio.
Nel XIX secolo vennero costruiti alcuni edifici per la formazione del ghiaccio, le
cosiddette ghiacciaie, che, con l’avvento delle tecnologie moderne e la consecutiva
perdita di questa tradizione, sono state infine abbandonati. La maggior parte delle ghiacciaie sono state lasciate così come erano, deserte e chiuse al pubblico. Alcune sono state ristrutturate e fungono da piccoli musei e siti di interesse storico. Anche altre tipologie di edifici, come i fienili, sono state abbandonate e, durante le varie ristrutturazioni, l’uso del cemento ha causato loro danni irreversibili. Nella regione della Lessinia i vari processi di ristrutturazione danno prova di una mancanza di interesse nella storia dell’architettura tipica. Questi lavori sono stati portati a termine attraverso processi di appropriazione e attraverso l’uso di quelle che si potrebbero definire “forme tradizionali”, che sono chiaramente estranee al passato, alla funzione di questi edifici e ai loro materiali originali.
Tutto ciò ha scaturito in me domande sull’eredità, il patrimonio e il concetto di autenticità ed identità.
Questo progetto fa parte di una ricerca attualmente in corso sul rapporto tra architettura e oblio e il significato che si cela dietro la costruzione di nuovi spazi.
Un essere umano inscrive le proprie azioni nella costruzione di un dato spazio, queste inscrizioni sono poi sovrapposte con delle nuove e le tracce iniziali possono comunicare con le nuove fino a portare ad una definitiva cancellazione delle prime.
Questa ambivalenza tra presenza ed assenza di memoria, tra immaginario e vissuto e la reinterpretazione di queste testimonianze in relazione ad uno spazio dato si trovano alla base del mio lavoro. Come viene percepito uno spazio quando questo cessa di esistere in quanto privato delle sue funzioni primarie?
Quali e dove sono queste connessioni impercettibili? Come può l’architettura plasmare il comportamento umano? Come vive ed esiste uno spazio ricostruito che diventa quindi un artefatto?
La storia è dunque un continuo riscrivere, diviso tra osservazione ed interpretazione,
organizzazione e manipolazione..

 

Didascalia

Nel XIX secolo furono costruiti molti edifici per fare il ghiaccio: le ghiacciaie. Con la tecnologia moderna e la mancanza di conoscenza dei metodi tradizionali questa tradizione è stata abbandonata e gli edifici non sono più utilizzati come tali. La maggior parte di essi sono lasciati così come sono, abbandonati e chiusi al pubblico. Alcuni sono stati restaurati e funzionano come piccoli musei o luoghi di interesse storico che possono essere visitati.

BIOGRAFIA

CLAIRE LAUDE (nata nel 1975, Francia), architetto e artista che vive a Berlino. Con il suo progetto, Ephemeral Intersects, ha vinto il Primo Premio Urbanautica Institute Awards 2018, nella categoria Spazio, Architettura e Conflitti. Un testo e alcune immagini sono state pubblicate nel 2019 in una trilogia di libri “The Red Utopias” di Editions Essarter, che riuniscono diversi autori e fotografi intorno al tema delle utopie politiche in Europa in un’era post-sovietica. Nel 2018 ha ricevuto la borsa di studio del progetto ‘Mach den Kiosk 2018 Herr Fleischer e.V.’, per realizzare un’installazione pubblica in un chiosco a Halle (Saale). Nel  2017 è stata selezionata per la residenza artistica presso la Kaunas photography Gallery di Kaunas e nel 2016 ha partecipato allo scambio del programma tra Lukas Künstlerhaus, Ahrenshoop e NCCA, Kaliningrad. Nel 2014  il suo lavoro è stato finalista per il Prix Virginia, in Francia e per Vacatio, Festival Fotografia, Rom. Dal 2010 al 2017 è stata co-fondatrice e membro del collettivo di fotografi e dello spazio espositivo exp12 / exposure twelve.